Dopo aver acquistato quell’ultima abitazione a Stresa, mi hai detto con gioia: “C’è una stanzetta anche per te!” : francescana, con un letto e un comodino provvisorio sufficiente solo per un libro e un rosario, un tavolo lucido vicino alla porta-finestra che si spalancava sugli alberi secolari dei giardini di Villa Muggia, sui tetti di Stresa, sul lago, sui monti oltre il lago, e su quel cielo profondo e variegato che abita l’infinito …
Testimoni, per anni, dei nostri progetti del mattino - gli occhi ancora chiusi - delle nostre confidenze della sera a cuori aperti, del nostro fitto parlare di librimusicaarteamiciDiospettacoliscuola: tutto!, del tuo volermi grande, del mio volerti giovane …
Lì io, “Alba Rosa” come mi chiamavi, mi son sentita fiore del tuo tronco, sicura del tuo argine contro il vuoto, desiderosa di accontentarti sempre, felice di essere come tu mi volevi, protagonista di una fiaba d’altri tempi – e amavo le tue mani nodose, le tue braccia come rami sempre in movimento, il tuo entusiasmo scoppiettante, la tua vita annosa, segreta e discreta, sempre pronta a rifiorire …
Su quel lago aleggiano ancora le nostre musiche, tra quei rami la tua solitudine che si condensava in semi d’arte – ogni quadro un futuro … e io tutto riflettevo, ammirata.
Hai dato un’impronta alla mia anima, mi hai formata come una tua scultura: sarei un nulla qualunque, senza te!