La terracotta di due vasi gioca con il colore del tavolo, fino a mimetizzarsi.
Al centro, il nobile capelvenere si stacca pigramente dallo sfondo scuro, e s’inchina in una pioggia di coriandoli verde giovane.
A sinistra una plebea caraffa di vetro blu pesante risponde con qualche esplosione di roselline, poco più che sbuffi non dissimili dalla tonalità del tavolo.
A destra posa un’elegante ceramica, che screzia con qualche ricamo blu il bianco azzurrognolo.
Al centro, regine, una lattiera e una zuccheriera, del medesimo pregiato servizio, offrono alla luce curve e spigoli, manici e coperchi, dorature e lievi disegni della consistenza del capelvenere ma del colore della caraffa ... Le “regine” dialogando con il verde “signore” ne riflettono qualche sfumatura e si specchiano, sontuose, nel lucido tavolo, arrossendone un poco.
Ai loro piedi, trasparente, un ridente “giullare” con qualche filo d’oro si distingue quasi soltanto per quell’unica pennellata di bianco puro, che ripete con un guizzo una remota finestra.
Dipingere può svelare l’anima delle cose …