C’era una volta … un grande appartamento all’ultimo piano, con un terrazzo affacciato sui tetti di Milano e abitato da gazebo, tavoli, sedie, la vasca dei pesci con le ninfee, e tanti tanti fiori: rose, petunie, gerani, fiori del vetro, ortensie, e persino un ciliegio, spiato ogni anno al suo fiorire.
Rispettosa convivenza, lassù: le ortensie, imponenti, nulla tolgono alla rosellina solitaria o alle semplici e insulse petunie che, quasi parassiti, pendono da un vaso; anche i comuni fiori del vetro hanno un loro posto di rilievo e non sono solo sfondo - e quell’esile tronco senza chioma lascia spazio all'immaginazione, tanto da chiedersi se il prossimo quadro potrà svelare altri particolari di questo …
In quell’appartamento, denso di quadri e sculture, ogni domenica si incontrava un “mazzo” diverso di amici, tra i più bei nomi della cultura di quell’epoca: Cozzani poeta e scrittore, Bonardi conferenziere, Carbone fine dicitore, i tre fratelli Putelli poeti e studiosi, Duse e Signora esperti letterati, i Quaglia musicisti, il Dottore medico di Montanelli, i Rosina collezionisti, l’archivista Quaranta, i Giraldi filosofi, Tallone costruttore di pianoforti, il poeta e letterato Prati, la scrittrice Gemma Biroli … e la memoria non aiuta oltre, a più di cinquant’anni di distanza!
A volte era un thè, a volte un dito di spumante, sempre ben servito con dolcetti vari, anche se nessuno ci faceva gran caso: ma ogni argomento – oh, quello sì! – veniva osservato da diversi punti di vista, e il Medico si atteggiava sempre a scienziato materialista, tentando sornione di negare i voli di poeti, pensatori, letterati, musicisti, pittori, scultori … un ruolo che lo illuminava, stimolando gli altri a precisare, mettere a fuoco, limare, togliere, aggiungere, negare, far volare sempre più alti concetti e fantasie, sui tetti di una Milano di San Siro, forse intenta al pallone!
Antesignani dell’intercultura, univano diversi modi di approcciare la realtà, diverse discipline, studi d’indirizzo opposto, e ognuno univa la sua tessera ad un puzzle di verità. E pensare diversamente non era offesa né sfida, ma stimolo a completarsi … Una volta!
Così tante infiorescenze formavano e formano un unico, grande fiore: tanto unite da non distinguersi più l’una dall’altra, soltanto una macchia di colore … Così tanti fiori rendono felice un vaso: uno più giovane, uno più maturo, uno più tenue, uno più deciso … Così tanti vasi abitano il mondo, lassù, dove neppure una finestra osserva – ma non più in alto di altri alberi che in ugual modo spezzano la rigidità dei tetti, e si inseriscono nel chiacchiericcio dei comignoli …
C’era una volta …