La stampa disse:
BbiesseS
mensile indipendente di vita bresciana e nazionale, anno XI N°114 - maggio 1971
Ciò che, per contro ci ha favorevolmente, e senza mezzi termini, vivamente impressionati è la sua produzione scultorea, una serie di bronzi di incomparabile grazia ed estrema finezza: (…) l'invenzione delle forme, il movimento, la perfetta esecuzione anatomica, comportano una personalità sicura ed esuberante, che sa emozionare sia nei ritratti (vedi quelli di Padre Pio e di Quasimodo) assai validi per la loro penetrata intensità psicologica, sia per i nudi, che trovano la loro maggior espressione in « tormento » e in « Inno alla gioia » (questa ultima senza dubbio una delle sue opere più riuscite) e sia per la flessuosità delle sue ballerine.
Le due maschere nella scultura « Momenti della vita » ci danno anche la prova di una sofferta umanità, di un'interiorità capace di generare la condizione umana, assai oltre i valori estetici.
ALBERTO MORUCCI
Dal dépliant
della mostra alla Famiglia Artistica Milanese, Milano, novembre 1973: Nelle sue opere modellate rigorosamente, con il concetto tradizionale, vi è peraltro un tocco personale moderno e non retorico che la fa apprezzare e ben valutare.
In “Momenti di vita” e nel “Tormento” la scultrice imprime alla materia che plasma una profonda spinta interpretativa di particolari stati d’animo, tale da trasfondere nell’osservatore una piena coscienza personale di identici stati emotivi.
Cesare Augusto Carnazzi
“L’eco degli spettacoli, Cinema Arte e Sport”,
16 Febbraio 1974
MOSTRE D’ARTE A TORINO
Il gioco dialettico del bronzo, la plasticità aerea dei movimenti delle membra delle ginnaste, il dinamismo che scaturisce dalla materia; tutte queste particolarità la Chierego le evidenzia con bella concretezza e con posature attorcenti sempre equilibrate e limpide. “Momenti della vita”, due volti – quello dei 20 anni e quello della età matura – è di una forza interiore acuta e penetrante
M. Robiglio
Dalla tesi della D.ssa Anna Lucciola, Nuzzi chierego. Amate l'arte: è dono di Dio e consolazione, 2018, Cap. 10 - I confronti
10.3.4. Giano Bifronte (i due Giovanni, Adolfo Wildt) e Momenti della vita
Giano Bifronte è un’ antica divinità italica e romana. Egli era il custode di ogni forma di mutamento, e il protettore di tutto ciò che concerne una fine e un nuovo inizio. Dal punto di vista iconografico, Giano viene rappresentato come una divinità bicefala, una caratteristica che lo accomuna alle divinità indiane del periodo pre-vedico, rappresentato quindi con una testa e due volti. Con l'avvento del cristianesimo, il dio Giano fu accomunato ai due Giovanni[1], le cui due feste si celebrano nei periodi solstiziali: due i santi, due le feste, l'aspetto binario bene-male, giorno-notte, vita-morte, luce-buio, maschile-femminile, giovane-vecchio, bianco-nero come i pavimenti di molte chiese medievali:
«Giano d’altra parte è il dio dell’inizio e della fine, o meglio di tutti gli inizi e di tutte le fini che compongono questo universo, del ritmo continuo di nascite e morti, che sono il destino dell’uomo e sono caratteri della scena della quale facciamo parte. Nel ciclo eterno dell’inizio e della fine il tempo è incommensurabile, non esiste tempo che la mente possa misurare. Tra il principio e la fine è l’eterno presente, l’attimo della creazione, il folgorante istante nel quale tutto è compreso e tutto è. Una faccia del dio Giano guardava il passato e l’altra l’avvenire, quella invisibile contemplava appunto l’eterno presente I due Giovanni segnano allora l’inizio e la fine, i continui termini del tempo ciclico. Il Battista, il Precursore, chiude il tempo dell’antica legge e annuncia la Rivelazione, l’Evangelista testimonia la Rivelazione e chiude il Libro del Mondo con l’Apocalisse e annuncia un altro Avvenimento»[2].
La Chierego assume questo simbolo culturale senza tempo, lo traduce al femminile come già fece Wildt[3] e lo trasfonde nella sua esperienza, al giro di boa dei 60 anni: Momenti della vita[4] in cui al viso sognante della giovane corrisponde, con uguali lineamenti, il viso sofferente dell'anziana, ormai segnata dalla fatica e dalle rughe; una partecipazione alla difficile vita delle donne, che non invecchiano senza dolori, e per le quali la speranza spesso svanisce allo svanir del sogno, lasciando il posto ad una umile rassegnazione. I critici dell'epoca dissero:
«Il gioco dialettico del bronzo, [...] il dinamismo che scaturisce dalla materia; tutte queste particolarità la Chierego le evidenzia con bella concretezza e con posature attorcenti sempre equilibrate e limpide. “Momenti della vita”, due volti – quello dei 20 anni e quello della età matura – è di una forza interiore acuta e penetrante.[5]
Le due maschere nella scultura «Momenti della vita» ci danno anche la prova di una sofferta umanità, di un'interiorità capace di generare la condizione umana, assai oltre i valori estetici»[6].
[1] Cfr. Appendice, Fig. 120: I due Giovanni, Palazzo Magnani a Reggio Emilia.
[2] D. Banaudi, Cultore di Storia e Simbologia dell'Arte e dell'Architettura - http://www.farecultura.net/ wordpress/costume-societa/esoterismo-religione/665/i-due-giovanni-i-solstizi- le-porte-dellanno/le-porte-dellanno/ [accesso 02/06/2016].
[3] Cfr. Appendice Fig.119: Wildt Adolfo, Medaglia 1927, Collezione privata.
[4] Cfr. Appendice Figg. 121, 122 e 123: Chierego Nuzzi, Momenti della vita o Le due età, bronzo 1966, http://www. nuzzichierego.com/scultura.ph p? ID=29 [accesso 02/06/2016].
[5] M. Robiglio, Mostre d'arte a Torino, 16 febbraio 1974.
[6] A. Morucci, in "BbiesseS", cit.