La stampa disse:
La Sera - Milano, Mercoledì 22 Gennaio 1941 – Anno XIX
Nuzzi Chierego.
S’ha ora da far cenno all’opera di scultura. Nuzzi Chierego s’è svolta con rara felicità su questa strada. Rammentiamo i primi lavori, due anni or sono.
L’artista si trova a suo agio nel nuovo esprimersi. Plastica con gusto, penetrazione, finezza, possesso dei volumi e domina il marmo con disinvolta padronanza. Il bel busto Candore la designa scultrice, specie pel modo con cui fa risaltare il gioco finissimo degli avambracci e delle mani: delicata purezza d’accenti, che promette assai bene.
Dino Bonardi
Fiume, 2 ottobre 1941 – XIX
Vivissimi rallegramenti per il busto esposto che ha raccolto consensi ed elogi dagli intenditori ed ha riscosso l’ammirazione di tutti i visitatori. S’è rivelata scultrice non meno forte dell’apprezzata pittrice.
Le dico entusiasticamente: Brava!
Riccardo Gigante
Senato del Regno – Il Senatore
Gentilissima Signora, è quasi un mese che ho avuto il graditissimo dono della fotografia della Sua ammiratissima scultura e ne La ringrazio con effusione soltanto oggi, perché un breve ritorno di sole mi ha raddrizzato le mani artritiche che il freddo aveva reso più adunche.
Ha avuto un pensiero assai gentile e gliene sono riconoscente. Le auguro un buon lavoro e pregandola di ricordarmi a Suo marito La saluto con viva cordialità.
Riccardo Gigante
Fiume, 6 novembre 1941 – XX
Sabato 9 settembre 1944 – XXII (senza intestazione di Giornale)
MOSTRE D’ARTE – Nuzzi Chierego
Fra le sculture meritano una speciale segnalazione “La zingara” e il marmo “Candore” ricco di pensiero e di vogliose, innocenti espressioni.
c.m.p.
Premio “Isolabella” del Grand’Uff. Egidio Isolabella al marmo “Candore”
Il Mondo libero – Milano 1947
“Premio Isolabella del Gruppo Sodales, al marmo “Candore”, per l’equilibrio con il quale ha saputo raggiungere un vero senso di modernità con i sistemi tradizionali.” (motivazione della commissione giudicatrice, n.d.r.)
Premio gruppo “Sodales”
Per finire, con la scultura, dirò che sono invece da approvare i premi “Bognanco”, assegnato ad Alessandro di Ceglie per “Primo broncio”, e “Isolabella” a Nuzzi Chierego per “Fanciulla”, prorompente di vitalità plastica ed umana e per la quale opera, con riserva per la parola “vero” troppo generica in questo caso, non sono tuttavia restìo a sottoscriverne l’elogio della commissione “per l’equilibrio con il quale ha saputo raggiungere un VERO senso di modernità con i sistemi tradizionali”. Aggiungerò io, da ultimo, la citazione d’una massima, dello scultore Gabrielli, lombarda ed ottocentesca.
L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA
diretta da G. Titta Rosa – 19 gennaio 1947
Clichè grande. “Candore”, di Nuzzi Chierego (Premio Sodales)
(dal dépliant della mostra alla Galleria Geri) In questo campo della scultura diretta, essa ci dà i risultati migliori in “Candore”: valori plastici singolarmente sicuri in una scultrice che è alle prime opere, ma sopra tutto una composizione sobria, elegante e animata; e una espressione, che si raccoglie nel sorriso della giovinezza ingenua e lieta di sentirsi vivere giovane e bella.
ETTORE COZZANI
2022 - "Nuzzi Ivancich Chierego, da Fiume a Riccione (e a Rimini), Ariminum, Storia, arte e cultura della Provincia di Rimini, Anno XXIX n. 2 Marzo Aprile 2022, a cura di Alessandro Giovanardi, Docente di Arte Sacra e di Iconografia e Iconologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini-San Marino-Montefeltro; cura le attività culturali della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e dirige la rivista di storia, arte e cultura «Ariminum».
https://www.storiaeletteratura.it/autori/giovanardi-alessandro/8292
(...) molti suoi lavori sono collocati in sedi ecclesiastiche e civili e in Musei pubblici; altre opere si trovano a Parigi, Amsterdam, Madrid, Johannesburg, New York, Nairobi. Ma nulla di ciò può restituire oggi la sua figura artistica: "Dire di me qualcosa che interessi il pubblico mi pare difficile: che importa da dove vengo, chi sono i miei maestri? Che importa se ho fatto poche o varie mostre personali? Se lavoro cantando o soffrendo?"
Questa sprezzatura che cancella i nessi storici, scolastici e psicologici è restituita in Candore del '36 (fig. 2), un busto in marmo di consapevole poesia, quasi un sunto del suo sentire primaverile, della sua grazia elegante e trattenuta, di una sapienza sorridente e libera, come quella con cui una giovane donna entra consapevole nell'età matura, senza curarsi di sé.