B 6. Milano
Museo di Arte Moderna
Via Palestro
Nursery
Citazione dal Catalogo:
1974 – Musei e Gallerie di Milano, Galleria d’Arte Moderna, Opere del Novecento - Electa Editrice
Pag. 28: “IVANCICH CHIEREGO NUZZI, Firenze (err.) 1905.
356 Maternità, olio su tavola, cm 78 x 65,5 (n. inv. 6902). Tav. 355.
Firmato in basso a sinistra “Chierego”; acquistato nel 1941 presso la Galleria Geri di Milano.
Fotografia cm 10 x 10
La stampa disse:
2022 - "Nuzzi Ivancich Chierego, da Fiume a Riccione (e a Rimini), Ariminum, Storia, arte e cultura della Provincia di Rimini, Anno XXIX n. 2 Marzo Aprile 2022, a cura di Alessandro Giovanardi, Docente di Arte Sacra e di Iconografia e Iconologia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Rimini-San Marino-Montefeltro; cura le attività culturali della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e dirige la rivista di storia, arte e cultura «Ariminum».
https://www.storiaeletteratura.it/autori/giovanardi-alessandro/8292
(In una locandina di mostra) Alba Canali, racconta il senso di questa liberazione dal soggettivismo estremo delle lacrime o della gioia, a favore di un'evocazione del sentire originario, di un'anamnesi dell'esperienza universale: «Ciò che Nuzzi Chierego ci propone non è solo suo: ripete a noi, in silenzio, gli accenti che già udimmo, le luci che già ci sedussero, le emozioni che già ci fecero vibrare».
E sono queste luci, queste emozioni primigenie, fondanti, bisognose di raccoglimento che promanano dall'aura scintillante, domestica ed enigmatica dei suoi dipinti, accolti anche in prestigiose collezioni pubbliche, a Fiume e a Milano (figg. 8-10): assorti in un'atmosfera di luce così pura che sembra promanare dallo studio dei grandi maestri Piero e Vermeer, Seurat e Casorati. A volte i suoi personaggi respirano l'aria d'altura, vertiginosa e inebriante, della poesia di Antonia Pozzi, in altri casi dimorano la dimensione pensosa e metafisica di un interno borghese novecentesco, sospese tra astrazione filosofica e perfetto dominio della sfera mondana. Il loro rivolgersi a noi, come scrive Giovanni Giraldi, compone «discorsi di sola luce, di solo colore, di sole tonalità».