(dal dépliant)
9 – 23 ottobre 1938 – XVI
Galleria Gazzo – Piazza Dante, Bergamo
Elenco delle opere
1. Occhi azzurri
2. Lettura
3. Mia madre
4. Lampada rossa
5. Operaio
6. Argento e avorio
7. Donna pugliese
8. Marie
9. Iberia
10. Piccina al sole
11. Le treccioline
12. Madonna col bambino
13. Maternità
14. Maternità (sanguigna)
15. Nudo (pastello)
16. Piccina (disegno)
17. Al sole
18. Vecchio
19. Nudo
20. Sorriso
21. Case di Gressoney
22. Casetta rosa
23. Approdo a San Vigilio
24. Lago di Garda
25. Nubi su Andalo
26. Cavallo
27. Tramonto sul lago Maggiore
28. Isola Madre
29. Grigio-argento sul lago Maggiore
30. Isola Gallinaria
31. Inverigo
32. Similaun
33. Valle di Gressoney
34. Violacciocche bianche
35. Violacciocche
36. Calendole
37. Primule
38. Palloni
39. Piante grasse
40. Piante grasse
41. Peperoni
42. Riposo
43. Volosca
44. Mio marito
45. Ritratto (pastello)
46. Bambine d’Alto Adige
47. Pineta
48. Girasoli
49. Covoni
50. Covoni di grano
51. Crocefisso (pastello)
52. Tesido
53. Avvocato
54. Prati a Monguelfo
55. Segheria
56. Verso Dobbiaco
57.
58. Bambino (pastello)
59. Sonno
60. Madonna
61. Paesaggio
62. Pigiamino rosa
63. Ultime luci sul lago Maggiore
64. Nudo
65. Ritratto (studio)
66. Monguelfo
67. Natura morta
68. Cavallino sul prato
69. Tramonto a Tesido
70. Nudo (bronzo)
Cliché: “Maternità” (olio)
ALCUNI GIUDIZI DELLA STAMPA
1936 – Dalla presentazione per una mostra a Milano:
“È una donna volontaria e decisa; che sa quel che vuole. Essa ricerca lo spirito nella creatura umana, come essenza e base, non isolato o staccato dalla forma corporea ma da questa tradotto, nella realtà della vita prima ancora che nella espressione artistica; e, nel paesaggio, quell’armonia superiore che permette di manifestare la poesia delle cose senza tentar l’assurdo di realizzare una realtà troppo complessa.
“…quel che più sorprende in questa giovane artista, che solo da cinque o sei anni dipinge, è la sicurezza con cui essa interpreta nei suoi ritratti un temperamento e un carattere: basta confrontare la parola che dicono così esperta e umana, gli sguardi delle sue figure, e basta notare con che vigore le fisionomie sono rese attraverso il gioco dei piani e la struttura muscolare, per capire che quest’artista ha davanti a sé una strada maestra.” Ettore Cozzani
1936 – Il Popolo d’Italia, Milano
“…produzione che, francamente, non doveva essere più a lungo tenuta chiusa nello studio. Niente manca a questi lavori di quella che è la sostanza intrinseca dell’arte; nei ritratti per di più c’è tale una forza d’espressione che mette la Chierego fra le migliori figuriste del nostro tempo
1936 – Perseo, Milano:
Nuzzi Chierego affronta arditamente e vittoriosamente il nudo in ardue ambientazioni di luci in contrasto e riesce a cogliere nei suoi ritratti maschili e femminili, con acuto spirito di osservazione, un’espressione gagliarda di vita interiore.
1936 – La Sera, Milano:
…Il suo scenario naturale è il lago, da cui trae ispirazione per dipinti nei quali la forma aderisce bene alla interiore commozione, dando luogo a rappresentazioni delicate, efficaci, aristocratiche di nuvole, acque e riflessi in golfi solitari.
…Treccioline, squisito pastello di fattura piena e di limpido, delicato effetto.(Dino Bonardi)
1938 – Attività muliebre, Milano:
Nei ritratti c’è un’impronta personale. Ciascuno di essi ha qualche cosa da dire, ha un particolare carattere da riflettere; sotto il suo pennello la figura si anima e vive. La stessa espressione di vita ella cerca di dare ai suoi paesaggi piani di luminosità e soffusi di sentimento. Nuzzi Chierego è artista veramente, e come tale si rende conto come una prima meta raggiunta, ne additi una nuova ancora più alta e più ardua, ed è perciò che ella lavora con sempre crescente entusiasmo, con la visione lontana di ideali sempre più luminosi. Cesara Mottironi
1938 – Dalla presentazione per una mostra ad Abbazia:
… si è fatta guidare solo dalla passione dell’arte, dall’istinto dell’arte, che in lei è vivissimo, palese, sicuro, presente in ognuno dei suoi lavori, siano essi paesaggi o figure, fiori o nature morte o soprattutto quelle delicatissime variazioni della Maternità – mamme e bambini – che hanno tutte le sue preferenze, che le permettono di raggiungere effetti di grande efficacia e di più grande suggestività. Giovanni Mussio
1938 – La Vedetta d’Italia, Fiume:
Pittrice delicata, elegante, equilibrata, fedele ai canoni tradizionali della pittura, eppur così viva, fresca, aderente ai nostri tempi, Nuzzi Chierego-Ivancich eccelle nell’arte del ritratto con grazia, profondità di sentimento, signorilità e distinzione. Le sue figure risaltano per morbida plasticità, per un diffuso senso di vitalità interiore, per naturalezza di posa: fattori che ci dicono con qual profonda spiritualità artistica essa consideri, studi e tratti i suoi modelli.
Maternità è una delle opere che più commuove: in essa la poesia dell’austera concezione si effonde con un senso quasi mistico, di elevato significato umano e sociale; si espande il senso ideale della purezza della donna sublimato nella sua luminosa e dolce missione materna. La luce che ravviva la figura della madre e avvolge il bambino steso al suo grembo, assume un significato che dà alla tela una spiritualità superiore. E’ trattato con bell’impeto artistico nello scorcio e nel gioco dei movimenti ed ha un’impronta vigorosa di eminente valore.
1938 – Il Piccolo della Sera, Trieste:
… Il nudo in bronzo afferma appieno le sue capacità artistiche e indica le sue notevoli possibilità in questo genere d’arte ove s’impone per la armoniosa plasticità, anatomicamente molto curata della sinuosa figura.
1938 – Abbazia e la riviera del Carnaro, Fiume:
Alla mostra di Abbazia emergono in modo evidente, la maturità d’arte della Chierego, la sua vasta conoscenza della tecnica pittorica e una indiscutibile personalità. Sono i bambini quelli che specialmente attraggono l’artista; con essi elle gioisce, e sente plasmarsi l’animo a quello spirito di maternità che domina la mostra come un vessillo di vita e di fede.
La stampa disse
1938, 10 ottobre – XVI – Voce di Bergamo
Nel pomeriggio di ieri si è inaugurato nel salone della Galleria Permanente d’Arte la mostra della pittrice Nuzzi Chierego Ivancich con l’intervento di numerosi invitati ed amatori di Bergamo e di Milano.
La pittrice Chierego presenta in questa sua personale una settantina di opere fra ritratti, paesaggi, composizioni, nature morte.
Si può ripetere per la Chierego quanto Giovanni Mussio, del “Popolo d’Italia” ha già scritto nella presentazione ad una recente sua mostra ad Abbazia:
“… si è fatta guidare solo dalla passione dell’arte, dall’istinto dell’arte, che in lei è vivissimo, palese, sicuro, presente in ognuno dei suoi lavori, siano essi paesaggi o figure, fiori o nature morte o sopratutto quelle delicatissime variazioni della Maternità – mamme e bambini – che hanno tutte le sue preferenze, che le permettono di raggiungere effetti di grande efficacia e di più grande suggestività”
La mostra rimarrà aperta per una quindicina di giorni e cioè sino al 23 ottobre.
1938, 13 ottobre – Da “L’eco di Bergamo”, N° 236: La personale di Nuzzi Chierego Ivancich – cliché: ritratto di bambino (“Risveglio”)
La signora Nuzzi Chierego Ivancich ha inaugurato la stagione delle mostre di pittura alla Galleria Permanente d’Arte (Piazza Dante), con una “personale” che rimarrà aperta al pubblico a tutto il 23 di ottobre.
Ed una “personale” seria.
Le opere esposte sono settanta, e naturalmente, se tutte esprimono una individualità artistica definita da una sua maniera, da un pensiero ispiratore e da un temperamento suo, non tutte si trovano allo stesso livello.
E questo è un fenomeno costante anche nei grandi.
Se ogni uomo d’ingegno o di genio dovesse, appena si muove, realizzare un capolavoro, vi sarebbero tanti capolavori che l’umanità… impazzirebbe per la troppa gioia.
E pertanto, quando si osserva l’attività di un artista, è d’uopo tener calcolo di quel “calo naturale” che è nell’opera sua e che è costituito da tutte le sue opere minori.
L’interessante è che vi sia una personalità capace di esprimersi con mezzi proprii, e che l’artista perciò non riduca l’opera sua ad un plagio più o meno truccato, o ad una formula più o meno sentita.
Ora questa simpaticissima signora ha veramente una sua personalità formatasi adottando i mezzi di espressione che ha ritenuto più convenienti al suo temperamento, e soprattutto adottando il saggio sistema di dire quello che sa, che vede e che sente, e di dirlo con la chiarezza di un sorriso: senza gale, senza sforzi cerebralistici, con lealtà.
E per esemplificare: siccome la donna è sempre, in potenza o nella realtà, una madre, e perciò ama il bimbo, la signora Nuzzi appena è davanti ad un bimbo si sente piena della sua migliore grazia. Ed ecco allora le sue tele popolarsi di adorabili “testoni”.
Ed ora sono implumi dagli occhi ancora pieni di mistero, che sgambettano spregiudicatamente; ora sono “cuccioloni” che giocano con la “pignola” severità con la quale… un capo divisione tratta i suoi affari più gravi; ora sono bimbette incorniciate nel viso da caste treccioline dorate, e che sgranano già gli occhi attoniti, per una vaga e già dolorosa intuizione del mondo; ed ora infine bimbi che dormono, ai quali il sonno effonde, sui visetti di pesca, una aureola tutta rosa, e che affondano il capo sui cuscini, con la sconsolata pesantezza di chi è affranto.
C’è per esempio in questa mostra un maternale che è uno dei più semplici e luminosi canti della maternità che abbiamo visto (oh, se ne abbiamo visto!) in questi ultimissimi tempi.
Sincerità quindi in questa mostra: una sincerità la quale è così candida, che fa vedere senza infingimenti e perciò se li fa perdonare, anche le cose meno raggiunte.
Nella foga, infatti, di mostrare al pubblico tutto ciò che sa e che potrebbe fare, la espositrice ha tirato fuori alcuni lavori, di interesse non eccessivo.
E così se parecchi ritratti –e sono molti i ritratti esposti- meritano una particolare distinzione, qualche altro è lì per fare numero: comparsa.
Ma anche nei meno finiti, c’è un desiderio di penetrare il suo soggetto, di svelarne l’anima e l’umore, il che dimostra che la signora Chierego non si accontenta di guardare le cose ma le interroga, e molte volte ne sente anche la risposta.
Questo lavoro di penetrazione è tentato, spesso vittoriosamente col paesaggio.
Osservare “Volosca” dove, senza grandi impeti ma con onesta diligenza è co(…manca un pezzo) timo di luce con felice semplicità.
Moltissimi i quadri di fiori e parecchi come “Violacciocche bianche” raggiunti.
La signora Nuzzi Chierego Ivancich è reduce dalla mostra femminile di San Remo, dove ha riscosso consensi, che certamente non le mancheranno dal pubblico bergamasco.
1938, 14 ottobre – La Voce di Bergamo
(Cliché: “Operaio” (?) “Uno dei quadri più ammirati della pittrice Nuzzi Chierego”)
La signora Chierego che si dedica con pari ardore alla rappresentazione dei soggetti più disparati, ci mostra come meglio le riescano quei soggetti i quali per essere più intimamente accessibili alla sua sensibilità femminile, sono anche i più sottilmente e amorosamente interpretati.
Alcuni paesaggi, alcune nature morte e tutti i ritratti di bimbi lasciano travedere una prodigiosa sensibilità artistica e vantano una tecnica sobria e disinvolta.
Sono questi i quadri della lirica e della poesia: Occhi azzurri, Le treccioline, Bambino, Al sole, Piccina al sole, Case a Gressoney, Valle di Gressoney, Lago di Garda, Piante grasse, Girasoli, Calendole. Ogni quadro è una strofa e un canto.
“La lampada rossa”, il ritratto di una signora vestita di rosso che riceve sul volto il riflesso violento di una lampada, è un accurato e intelligente studio di colore in cui la sinfonia del rosso si spiega in alcuni punti in modo veramente mirabile.
“Operaio” è una maschia figura d’uomo che esprime da ogni fibra, ma specialmente dallo sguardo diritto e fermo, una singolare fierezza. Gli occhi di questo operaio sono tra i più espressivi che la signora Chierego abbia saputo ritrarre. E notiamo subito che gli occhi sono una delle specialità di questa pittrice.
“Iberia” è un fine ritratto ove l’artista si è cimentata in lodevoli virtuosismi. Le mani intrecciate in primo piano, e la tenue trasparenza della camicetta sono difficoltà liberamente proposte e ottimamente superate.
Guardiamo infatti questi bambini che dormono quieti tra un bianco gioco di pieghe, o siedono attoniti sotto il sole, o posano consapevoli e pensosi davanti al cavalletto, con gli occhi negli occhi della artista che li ritrae.
In questi piccini Nuzzi Chierego ritrova se stessa. L’ispirazione è tanta che la mano sembra quasi non chiedere neppure l’aiuto della intelligenza per comporre il quadro. Basta seguire l’istinto. E l’istinto, tutto femminile e materno, compie miracoli. A. Novi
(fotocopia di ritaglio di giornale, senza intestazione né data)
PROSSIMA CHIUSURA della mostra Nuzzi Chierego.
Domenica prossima 23 c. m. si chiuderà la mostra della pittrice Nuzzi Chierego alla Galleria Permanente, mostra che ha ottenuto dal pubblico bergamasco il più vivo successo.
1938, dicembre – Rivista di Bergamo, anno 17 N° 12, pagg. 524 e 525(Clichés: “Maternità”, olio e “Bambini d’Alto Adige”, olio)
La Galleria Permanente ha aperto la sua “Stagione” delle mostre con l’opera di una pittrice: Nuzzi Chierego Ivancich – dal 9 al 23 ottobre.
L’artista, una gentile signora fiumana domiciliata a Milano, è nuova alle mostre bergamasche. Non è nuova però alle grandi competizioni artistiche. A Milano ed in diverse altre città essa ha ottenuto largo successo di critica. La sua preferenza è la riproduzione della figura femminile, ed il suo tema è la madre, sia nell’ambiente della famiglia - notevole “Maternità” per la dolcezza della composizione in controluce dove l’artista ha inteso di sublimare la donna nella luminosa missione materna, sia che la raffiguri nella “Genitrice Celeste” unico conforto dell’umanità sofferente, sia che ci presenti la fisionomia della madre sua delicatissima di colorazione e di spiccato richiamo fisionomico.
Alcuni nudi femminili rischiarati dalla viva e calda luce del vero mostra la morbidezza della plastica femminile, in essi pare prenda vita e calore l’epidermide ambrata, pare pulsi nelle vene il sangue vivificatore.
Altro tema preferito dalla Nuzzi Chierego è il bambino. Ecco treccioline bionde, occhi azzurri, piccina al sole, bambini d’Alto Adige, pigiamino rosa, un’accolta gentile e vivace, dolce e birichina che procura al riguardante un senso di serenità, di affettuosi, puri pensieri. Fra essi la mia preferenza è per bambini d’Alto Adige, tre paffuti boccioli umani biondi, dagli occhi ceruli, graziosamente goffi nell’ingenuo atteggiamento della posa.
Per quanto si noti in alcuni lavori tendenze alle vecchie scuole di Monaco, v’è in molte altre composizioni, una visione serena tutta italiana nella delicatezza dei toni, nella sobria vivezza di tinte e nella piena aderenza ai nostri tempi. p. landi